Se mi segui avrai già letto che all’inizio del mio percorso c’erano tre cose che mi spaventavano:
- L’impostazione della macchina fotografica,
- Le foto ai bambini,
- La luce del tramonto
In altri articoli sul mio sito ti ho già raccontato come ho risolto la paura della luce del tramonto, e se te lo sei perso ti lascio il link qui si seguito:
https://www.magnagokim.it/perche-fotografare-al-tramonto/
Qui invece ti parlo di tre consigli che sfrutto e che puoi usare anche tu per fotografare il tuo bambino:
https://www.magnagokim.it/come-fotografare-un-bambino-3-consigli-pratici/
Oggi invece ti racconto del terrore che avevo nell'impostazione della macchina fotografica.
Ebbene si, nel periodo delle medie il mio insegnante di tecnica, appassionato di fotografia ci fece fare diverse lezioni sulla macchina fotografica portandoci addirittura in camera oscura per farci vedere come si arrivava all’immagine finale. Una noia mortale per me all’epoca!
Nell’interrogazione che voto presi? INSUFFICIENTE!
Fa ridere vero?! A me ancora oggi!
Poi quando ho fatto il corso base di fotografia ricordo di aver pensato: “non capirò MAI come si imposta questa benedetta macchina fotografica”.
In un’uscita fotografica ci venne oscurato lo schermo della fotocamera con un foglio di carta, in modo da aiutarci a regolare i parametri solo con l’esposimetro e non visualizzando in anteprima se tutto ciò che stavamo facendo fosse corretto!
Questo doveva riportarci alle difficoltà di chi scattava anni prima con un sensore a pellicola.
Solo una volta arrivati a casa potevamo controllare se ciò che avevamo fatto fosse giusto o se avessimo perso l’occasione di fotografare Venezia senza successo.
Per diverso tempo mi sono sentita abbattuta.
Non so poi cosa sia successo, un giorno mi sono svegliata e ho capito meglio il meccanismo, ma non ero disposta ad andare oltre a quello che avevo già sperimentato.
Volevo che tutto fosse sempre a fuoco, perciò usavo sempre chiudere di molto l’otturatore e non giocavo troppo con la mia Canon base.
Poi un giorno...
Un amico mi incitò a provare a fare il contrario, e in condizioni di luce non proprio perfette (al tramonto, ma ancora troppo presto) scattai un servizio mamma e figlio e lì le foto cominciarono a prendere tutta un’altra piega.
Mi chiesi per tanto tempo come poterle migliorare senza sapere cosa cercassi di realizzare, ma per me era già un successo il fatto di aver sperimentato e di essermi spinta oltre la mia comfort zone.
Foto in controluce
Ricordo che per scattare le foto in controluce, mettevo a fuoco un punto specifico del volto di qualcuno e poi tenendolo fermo mi spostavo io con la macchina fotografica per farlo apparire alle spalle del soggetto.
Risultato? 300 foto per farne “bene” una sola.
Non che oggi sia cambiato qualcosa, ma non tanto perchè non so impostare la fotocamera, quanto più per fermare l’attimo giusto!
Ma ho scoperto che il fatto di fare 300 foto ad ogni servizio, è un “problema” comune di noi fotografi.